Mostra personale dell'artista iraniano Pejman Tadayon.
Durata: 11-15 dicembre 2015
Vernissage: 11 dicembre, ore 19.00
Orari: 10.00-13.00 | 15.00-19.00
Domenica 13 all'interno della mostra si terrà un concerto di musica persiana con la partecipazione del coro Persepolis e dell'orchestra persiana. Il concerto inizierà alle ore 18.00. Quota ingresso 13 dicembre: € 20,00 (comprensivi di visita alla mostra, concerto ed aperitivo)
L'aperitivo sarà curato dalla Champagneria e sarà composto da 2 calici di vino (uno italiano ed uno francese) accompagnati da due finger food appositamente studiati per l'occasione.
A cura di Francesca Basso e Valeria Cirone
Un'artista che nella maggior parte della sua carriera si è definito musicista presenta ora, in esclusiva, dei lavori di arte figurativa definita "pittura sonora". È infatti la musica uno degli elementi base di questa esposizione, che nasce soprattutto dal desiderio di coinvolgere lo spettatore nella pienezza della sua attenzione sensoriale ed emotiva.
Pejman Tadayon (Esfahan, 1977) è un artista e musicista iraniano, i cui lavori relativamente recenti si basano, ancor prima che sulla classica commistione arte-musica, su un incontro di culture, di studi e di mezzi per comunicare. Pejman comincia in Iran con lo studio della musica, del Radif (repertori classici persiani) e dei suoi strumenti, assimilando il modo di concepire la storia e i suoi simboli attraverso i suoni e gli antichi modi di rappresentarne gli elementi.
Dagli anni Duemila è in Italia, dove si dedica allo studio delle belle arti presso le Accademie di Roma e Firenze; inizialmente il suo modo di fare arte è didascalico, preciso, quasi fotografico.
La componente della musica non tarda a farsi sentire e lui comincia ad immaginare di creare strumenti musicali o parte di essi, di disegnare spartiti, simboli sonori dal passato e mani che suonano.
Il titolo della mostra si basa sulla semplicità dei due concetti fondanti al fine di invogliare gli spettatori a saperne di più. Le opere sono dipinte su legno, dotate di corde musicali perfettamente accordate che li rendono degli ibridi tra un’arpa, un setâr, un quadro e un graffito e i colori utilizzati sono dei richiami forti alla sua terra. In essi, oltre ad un'unione visiva (cioè quello che di primo impatto possono sembrare) vi è un'unione d’intenti: l'artista vuole comunicare il suo amore per la storia, per la purezza delle forme, per la creazione di un oggetto leggibile e comprensibile (anche concettuale, se vogliamo) ma fatto con la cura della manualità. La forza estetica del graffio svela, lasciandole quasi libere, figure umane ed animali le cui azioni non sono definite chiaramente ma lasciate alla libera interpretazione dello spettatore. Il tutto viene arricchito da un elegante sistema di simboli che prendono vita da vari retaggi culturali ma arricchiti dalla propria sensibilità come ad esempio il punto rosso che da "occhio" del mondo indù diventa "cuore" dei personaggi all'interno dei quadri.
All'interno della mostra saranno esposti le opere sonore e gli strumenti musicali, ma sarà anche possibile assistere ad una serie di performance di musicisti (e dell'artista stesso) che suoneranno le opere, il cui suono creerà un'atmosfera unica, ricca di suggestioni e spunti per riflettere sulla ricchezza della creatività quando quest'ultima viene alimentata da una mente aperta e conciliante.
L'arte che nasce dal desiderio di fare solo qualcosa di bello dall'unione di vita, musica, cultura e significato, senza l'appesantimento della concettualità fine a sé stessa.
Là dove la calligrafia diviene poesia, poi graffio e poi ancora suono.
Tutto questo è l’arte sonora di Pejman Tadayon.