Mostra fotografica personale di Fulvio Nazaret.
Dal 6 al 10 Aprile 2016
Vernissage: 6 Aprile ore 18.30
Orari mostra (dal 7 Aprile): 11:00 - 19:00
Mostra fotografica personale di Fulvio Nazaret.
Dal 6 al 10 Aprile 2016
Vernissage: 6 Aprile ore 18.30
Orari mostra (dal 7 Aprile): 11:00 - 19:00
Mostra fotografica dei 10 ritratti realizzati con Officine Fotografiche
Durata: 14-19 marzo 2016
Finissage: 19 marzo, dalle ore 18.30 - ELETRIKA Aperitivo con DJ Set
Evento nell'evento: Giovedì 17 marzo ore 20.00 - KOKORO scopri di più →
Partiamo da una definizione: Opinion Leader. Oltre a essere una parola molto di moda, è un nodo fondamentale per individuare quali sono i pit-stop della cultura contemporanea. Dove si ferma il flusso, da chi è regolato. Opinion leader o influencer è chi in effetti a partire da informazioni date riesce a elaborare un pensiero e un punto di vista che saranno poi appoggiati e diffusi da molti (follower).
Un mostro a tre teste costituito dagli scienziati Lazarsfeld, Berelson e Gaudet ha elaborato la teoria del two-step flow of communication (Flusso di comunicazione a due livelli) secondo cui il messaggio prodotto dai media (first-step) viene poi elaborato dagli individui (e con essi gli opinion leader) e riformulato ad un secondo livello (two-step).
Questa piccola lezione serve adesso perché sia dimenticata. Gli influencer sono manipolatori di materiale di seconda mano, a ben pensarci. Quello che cercheremo di fare con BELLAGENTE è scavare sul fondo dell’opinione, non ricercare gli intercettatori di nuove tendenze e nuove idee, quanto piuttosto pescare dal loro nascondiglio chi le idee le ha create e le mette in pratica.
Si tratta di scendere al livello meno uno del flusso di comunicazione.
Arte: NERO; Gabriele De Santis.
Letteratura & Editoria: Claudia Durastanti; Nicola Lagioia.
Musica: Heroin in Tahiti; White Forest Records.
Moda: Kokoro; SoTia Gnoli.
Cinema: ZERO; Short Theatre.
MOSTRA FOTOGRAFICA dell'artista Sara Shelly Graziosi.
29 ottobre - 5 novembre 2015
Orario: 11:00 - 19:00
Vernissage: venerdì 30 ottobre ore 19.30
L'artista, fotografa e tatuatrice Sara Shelley Graziosi vi dà il benvenuto al suo incredibile Circo delle Vanità: avrete modo di vedere la metamorfosi della figura femminile, l'espressione della sensualità legata al gioco, la mascherata e la tortura, l'ambiguo e il sorprendente. Il tutto attraverso l'occhio meccanico della macchina fotografica coadiuvato dall'occhio umano dell'artista, dal suo gusto vivace e dal suo stile voyeuristico.
Il circo è per definizione uno spettacolo basato sul lasciar stupito lo spettatore, intrattenerlo, divertirlo e lasciare che assista a cosa mai viste. Inoltre nel circo, come nel teatro, esiste un dato essenziale: la presenza della maschera o del trucco per creare il personaggio.
L'occhio – reale e mascherato – dell'artista presenta una vera e propria sfilata di quelle che possono essere considerate le sfumature di un'integra complessità femminile, compresa la parte inevitabilmente vanesia che si crea nel momento in cui una donna fotografa un'altra donna.
Nella prima sala la mostra si presenta nella più tradizionale forma circense: la tenutaria, l'artista, si presenta al suo pubblico e accoglie i visitatori con una serie di "sorrisi", una sfilata di labbra che vanno dall'ammiccante allo spiritoso, restando sempre in linea con il loro ruolo di parte fondamentale del corpo femminile. Le prime sfumature delle donne di Sara Shelly prendono forma proprio dalle labbra, partendo da un dettaglio per cominciare a creare una donna, non solo nella sua fisicità, ma anche nella sua complessità.
Nella seconda sala si svolge il tema della masquerade, dell'ampliamento dell'identità femminile attraverso la maschera dipinta su viso: l'artista sceglie la bambola, figura che durante l'infanzia invece di rassicurarla, le metteva paura e crea un legame tra l'oggetto e la donna reale: la bambola è l'ibrido tra una figura inerme ed una persona vera, è una donna il cui corpo è a disposizione per farsi ritrarre, per assumere pose inusuali e ruoli insoliti (come la donna gatto che beve dalla ciotola).
Inevitabilmente si descrive anche il rapporto tra la fotografia e la modella, in quanto quest'ultima è per un lasso di tempo, come un automa nelle mani dell'artista. Accanto alla bambola, troviamo la figura di Pierrot, una versione che gioca non solo con la sua ambiguità di bianco e nero, ma anche con il far interpretare un personaggio maschile da una donna. Dal dettaglio delle labbra si passa ad una prima immagine femminile, una donna truccata che gioca con il viso e con il corpo, che si lascia ritrarre e che invita lo spettatore (insieme all’artista) a svelare quante identità sono tenute sotto il cerone.
Continua al piano di sotto…
Questo secondo piano della mostra si articola in quello che può essere considerato il circo "nero" delle vanità. Qui l'artista mette in scena i lati più estremi che si raggiungono quando la vanità sfugge al controllo, quando il piacere diventa pericoloso o quando semplicemente il corpo di una donna si risveglia e si mostra in tutta la sua pienezza. Dopo il dettaglio delle labbra e il trasformismo della masquerade viene presentata l'esplorazione del corpo che raggiunge la sua parte più mostrativa e se vogliamo anche viscerale, senza mai essere volgare o cruenta.
La bellissima modella con i segni sulla pelle mostra una femminilità sensuale, caratterizzata prima dai dettagli del suo viso che non si scorge mai del tutto, e solo in un secondo momento, dalle impronte delle corde che non lasciano capire se si tratta di una pratica di tortura o di piacere. Così come le donne avvolte nel cellophane, le cui espressioni non svelano se il loro grido silenzioso sia di aiuto, di dolore o di altro. I visi e le posizioni delle foto presenti in sala conservano al loro interno uno stato di sottile duplicità nei loro intenti e nei loro significati.
Senza essere un legame diretto, queste immagini fanno pensare ad alcune performance della body art in cui gesti romantici, melanconici ed estremi richiedevano questa straordinaria capacità del corpo e del viso di trasmettere sofferenza e passione insieme. Tuttavia qui, a differenza dell’effimerità di quelle azioni, la fotografia mette la scena a disposizione dello spettatore che guarda ed ammira, rinnovando la componente di vanità all’interno del circo.
L'elemento del sangue è il massimo dell'espressione della vita del corpo femminile, ma anche qui si oscilla tra la possibilità che si tratti di sangue mensile o di altro tipo, ad esempio quello di una ferita aperta. Ciò che nell’insieme sono le immagini di questo secondo piano è un'ulteriore evoluzione della figura di donna: da automa, bambola, oggetto è divenuta una figura viva, carnale e sanguigna, un essere vivente che prova dolore o che addirittura desidera farselo provocare.
Infine, non poteva mancare una piccola sezione dedicata al circo vero e proprio, non solo più in senso figurato. L'artista si dedica ad un tema nuovo, vivace, spiritoso seppur affascinante e in cui sempre si gioca sul tema dell'ambiguo, del mascherare e dell'essere qualcun altro. Il mondo artistico di Sara Shelly Graziosi è un mondo reale seppur in maschera, divertente ma carnale che emana dal suo interno un realismo autentico e una bellezza spontanea anche quando l'artista la manipola. Come diceva Oscar Wilde, "Datemi una maschera e vi dirò la verità".
Francesca Basso
MOSTRA COLLETTIVA all'interno dell'evento "Diversi si nasce", Festival delle Arti a Calcata.
8 - 12 luglio 2015
Calcata, Palazzo Baronale di Piazza Vittorio Emanuele II civico 5
L'arte entra a far parte del Festival delle Arti di Calcata, con un'esposizione il cui titolo richiama le entrate laterali del classico teatro greco (le paraskenia, i prosceni). Un nome scelto per simboleggiare la presenza dell'arte figurativa come ingresso accogliente a quello che sarà il resto del Festival e tutte le sue iniziative.
Il Festival di Calcata è famoso, oltre che per la suggestione unica del luogo in cui esso ha sede, per essere incentrato sul teatro, sul cinema e su iniziative che si svolgono nel teatro alla greca, centro nevralgico dell'intera iniziativa.
Gli artisti presentati nell'ambito della mostra, ovvero Luca Valerio D'Amico, Eduardo Fiorito e Omar Sandrini sono una selezione rappresentativa di quello che è stato il lavoro di Palazzo Velli, il suo presente e anche le sue anticipazioni in fatto di mostre ed eventi.
Le loro opere sono state scelte per le connotazioni che si vanno ad amalgamare al meglio tra gli stessi artisti, con l'ambiente di Calcata e del parco circostante e naturalmente con lo spirito libero, autentico di "Ad Arte".
Gli artisti sono stati selezionati anche per rappresentare in maniera ideale ogni tipo di forma d'arte. In particolare, Luca Valerio D'Amico presenta paesaggi onirici che nascono dal frutto di un solo, costante, tratto di penna. Omar Sandrini, attraverso la pittura, mostra la genuinità della natura, della festa e dell'uomo che si congiunge con entrambe. Infine Eduardo Fiorito che, con la sua fotografia, presenta una Calcata misteriosa, magica e fuori dai consueti canoni.
Allestita negli antichi saloni del Palazzo Baronale, "Paraskenia" offre dunque al visitatore un'immersione nell'arte in più forme incentrata sulla ricchezza delle suggestioni dell'ambiente circostante del luogo e della festa.
NO SURPRISES, mostra fotografica del fotografo romano Matteo Casilli.
A tre anni dal successo della prima edizione, No Surprises cambia location e si trasferisce dalla Galleria Rosso Ventisette a Palazzo Velli. La mostra fotografica che ha come fulcro tematico i paesaggi di New York, viene esportata dalla asetticità della galleria e allestita nei saloni di Palazzo Velli.
Le fotografie sono il risultato di un personale viaggio dell'artista e contengono, oltre all'esperienza del tocco, anche l'intimità dello sguardo e la ampia rosa di sensazioni che produce il tragitto. L'apparente conflitto che si crea tra le opere e lo spazio è in realtà un punto di forza: le foto mostrano una sfera urbana e sociale più autentica, spogliata da tutti i ritratti classici per mostrare lati che spesso vengono volutamente ignorati: il titolo No Surprises racchiude infatti il senso di assoluta chiarezza nei paesaggi, nelle storie e negli umori che vengono mostrati all'interno di queste foto.
Quella che appare è una New York ispirata a Robert Frank e al suo The Americans del 1958, irruenta e profondamente psicologica, in molti casi autobiografica. Un'esposizione che tende dunque a creare un insolito legame tra due città, una grande mela che non si vede inserita in una location altrettanto nascosta nel cuore di uno dei luoghi più popolarmente pittoreschi di Roma.
EXTREMITIES, mostra fotografica del grande fotografo e giornalista Gianni Giansanti.
8 Luglio 2008, ore 13.00
Gianni Giansanti diventa famoso a soli 21 anni con il celebre scatto esclusivo del ritrovamento del corpo di Aldo Moro in Via Caetani a Roma nel 1978: la fotografia tristemente famosa, che fece subito il giro del mondo, gli valse una menzione d'onore al World Press Photo dello stesso anno. A partire da quella data, Gianni Giansanti ha documentato con i suoi scatti trent'anni di storia nazionale e internazionale, toccando tutti i temi della cronaca italiana, dalla strage di Bologna al disastro di Tesero.
Palazzo Velli è lieto di ospitare in assoluta anteprima italiana la mostra del noto fotografo internazionale, che ritrae mani di grandi artisti e piedi di grandi calciatori.